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LICEO ARTISTICO

Sinesio di Cirene, Elogio della calvizie”.

La folta capigliatura contro la calvizie. Uno scontro dall'esito scontato secondo i canoni classici dell'estetica e, invece, a rimettere tutto in gioco ci pensa il docente universitario e deputato della Repubblica Antimo Cesaro con il suo libro “Sinesio di Cirene, Elogio della calvizie”, edito da “Artetetra”. 
Si tratta di una riscoperta di un classico della letteratura greca, scritto dal vescovo di Cirene, che affronta la spinosa questione da un punto di vista del tutto innovativo. 
Ironico e polemico, il testo nasce originariamente per confutare il perduto “Elogio della chioma” di Dionedi Prusa, vissuto tra il 40 e 120 d.C. A Dione infatti, qualche secolo più tardi, rispondeva Sinesio di Cirene, vissuto tra il 370 e il 415. Strano tipo di sofista, pagano convertito, diventato vescovo cristiano (che però non era riuscito a cancellare la sua matrice pagana), uomo di raffinata cultura, che con”l’elogio della calvizie“,in risposta a DIONE e in difesa di se stesso e della categoria dei calvi, attraverso un articolato discorso, respinge uno ad uno - con sarcasmo ed intelligenza - gli argomenti a sostegno di una folta capigliatura e, con brillanti paradossi, giunge ad esaltare l'assenza dei capelli. 
Sinesio aveva pensato di scrivere questo elogio, dopo essersi ripreso dallo stato di prostrazione e depressione in cui era finito quando gli erano caduti i capelli, prostrazione in cui era ricaduto nel leggere il libretto di Dione, dal quale era rimasto così colpito da ricordarne a memoria ogni parola dell'opera.

La dissertazione di Sinesio si fondava su un principio universale secondo il quale TUTTI VOGLIAMO ESSERE BELLI e nel nostro aspetto gioca un ruolo decisivo la chioma, alla quale ci abituiamo sin da piccoli. 
Sinesio, a cui è toccata la sventura di perdere i capelli, era rimasto ferito nel profondo del cuore. 
Nel periodo in cui si presentò il fenomeno, i capelli gli cadevano uno dopo l'altro, anzi, li perdeva a ciuffi. La sua pena era inconsolabile, aggravata dal fatto che fini’ per assumere un aspetto sciatto, come gli Eubei che parteciparono alla spedizione di Troia, indicati da Omero “come quelli che avevano qualche sparuto capello dietro la nuca”! : Dov'è finita la mia provvidenza se le disgrazie capitano anche a chi non le merita? E poi, che cosa ho fatto di male per non dover più piacere alle donne?>
E così piangevo lacrime amare sulla mia sventura, senza riuscire lì per lì a farmene una ragione. Col passar del tempo (che mi ci fece abituare), l'intelletto cominciò a reagire, finché non dette una frustata alla mia sofferenza. Fu così che mi risollevai e mi ripresi
………..

 

Al testo classico fa da premessa un breve excursus autobiografico dell’’onorevole Antimo Cesaro, porta voce contemporaneo della sfida.
Tra le pagine l'onorevole ha raccolto episodi, aneddoti e contributi personali con l'obiettivo di  dimostrare che il calvo non ha alcun motivo di vergognarsi: per quale ragione essere imbarazzati di un cranio liscio se invece il cervello e’ villoso, come il petto di Achille cantato da Omero ?L’eroe, comunque, non dava peso alla sua chioma, che durante il rito funebre per Patroclo sacrifico nelle mani del morto,così come morti sono i capelli, fili esanimi che pendono dall’uomo vivo. Il più ciuco degli animali ha il corpo totalmente rivestito di tali fili morti, l’uomo che possiede una vita illuminata ne è invece il più spoglio: la natura lo ha dotato di peli solo qua e là, per evitare che si vanti di essere totalmente diverso da una bestia. Chi allora è privo di capelli è rispetto all’uomo chiomato ciò che questi è rispetto alla bestia. E come fra tutti i viventi l’uomo è il meno peloso ma il più intelligente, così fra gli animali domestici e’ la pecora la più stupida perché il vello lanoso le cresce addirittura a ciuffi inestricabili. Insomma, intelligenza e vello sono indirettamente proporzionali: dove l’una abbonda l’altro è deficitario. Se i cacciatori – a me cari quanto la loro arte – dovessero intervenire nel discorso, direbbero che i cani più abili sono quelli con orecchi e ventre lisci, mentre i villosi sono impulsivi e inetti all’arte venatoria. Come può del resto nutrire una buona idea dei capelli Platone, che dei due cavalli dell’anima delinea quello malvagio come “villoso intorno agli orecchi esordo”E se anche non fosse Platone a dirlo, è chiaro che sarebbe sordo colui che fosse peloso sull’orecchio e cieco chi lo fosse sull’occhio. Mostruoso in ogni caso se ciò accadesse, come già succede che spuntino doppie ciglia palpebrali o peli di fianco all’occhio, subito estirpati prima che portino offesa al globo oculare. La natura non concede che le cose infime del corpo stiano fianco a fianco con le nobili, soprattutto quelle cui per prime l’anima ha dato le sue forze: ecco perché l’occhio, il più divino degli organi, è nudo. Ora, la verità che le parti più nobili dell’uomo sono quelle senza peli deve potersi riferire per analogia all’intera stirpe umana, che è tanto distante dai bruti quanto lo è dalla villosità. Se dunque l’uomo è il più sacro fra gli animali, il calvo risulta allora essere una specie di cosa divina.Col risultato che se si è grandi, la grandezzaannulla il difetto .

Il vescovo-filosofo, convinto del fatto che capelli e intelligenza difficilmente possano coesistere (com'è dimostrato dal fatto che gli animali generalmente ritenuti più stupidi sono anche i più pelosi), ci presenta una serie infinita di argomentazioni – talvolta ai limiti del paradosso – che, facendo arrossire ogni capellone, ci convincono della bontà delle sue tesi.
L'uso persuasivo e raffinatissimo della parola, insieme al costante richiamo ai classici (da Omero a Pindaro, da Aristotele a Tolomeo, da Tucidide ad Arriano) fanno di questo libello di Sinesio di Cirene un'armoniosa sintesi di artificio retorico e cultura filosofica degna della migliore tradizione sofistica. “……...se è vero, come è vero, che l’uomo è fra tutte le creature la più divina, fra gli uomini che hanno avuto la fortuna di perdere i capelli, l’individuo completamente calvo è in assoluto l’essere più divino sulla terra. La calvizie è segno di saggezza, di integrità morale, perfino di buona salute; la chioma, ovviamente, e’ l’opposto. Ciò nonostante sono stati applicati e sperimentati rimedi di vario tipo per avere una folta chioma, nell’antichità e ancora oggi. La scienza, a riguardo, ha fatto passi da gigante cosicché fra qualche anno, forse, non vedremo più uomini calvi.Peccato,i calvi sono anche affascinanti e sexy……..

Chi ricorda il testimonial in tv dei trapianti di capelli Cesare Ragazzi? Il suo slogan tormentone degli anni Ottanta era: “un uomo che si è messo in testa un’idea meravigliosa”. In realtà, concepire idee meravigliose fa perdere tosto i capelli, a dar retta a Flaubert, ed è anche vero che di idee meravigliose, negli anni Ottanta di Cesare Ragazzi, se ne concepivano tantissime, ma molte poi miseramente caddero “all’apparir del vero”.La strategia di difesa di Sinesio non fa per niente riferimento a pozioni varie e antidoti magici (e il mio pensiero corre al profluvio di sistemi anti caduta in cui oggi gareggiano le varie industrie cosmetiche), ma si basa esclusivamente sulla forza delle argomentazioni con cui riesce a persuadere il lettore. Chiaro che oggi sarebbe davvero difficile convincere i giovani affetti da alopecia androgenetica a prendere “con filosofia” questa loro mancanza. Certo il  dogmatismo estetico imperante nell’attuale società impone, di fronte all’inarrestabile caduta, ai giovanissimi di radersi completamente, adottando un total look che fa pure trend, mentre ai più maturi di ricorrere a trattamenti intensivi o, di fronte all’insuccesso di questi, al trapianto. Sinesio nella sua apologia delle teste levigate giunge a dire che “la calvizie è prerogativa divina e conforme alla divinità; essa è il fine ultimo della natura, la condizione attraverso la quale si manifesta la nostra saggezza”. Ma vallo a dire oggi ai vari centri estetici che sgomitano per accalappiare clienti. Se BERLUSCONI avesse letto il libello di Sinesio da Cirene non sarebbe stato cosi’ ridicolo da tatuarsi in testa una sorta di capigliatura simile a Ken ,compagno di Barbie……ma avrebbe sfoggiato con grande sicurezza la sua reale pelata…….

Dirigente Scolastico

Prof. Daniela Costanzo