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ISTITUTO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE STATALE

 

EMILIO SERENI” AFRAGOLA – CARDITO


Settore Economico: Amministrazione, Finanza e Marketing – Turismo

Settore Tecnologico: Trasporti e Logistica (Conduttori del mezzo aereo)

Settore Professionale: Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera

Liceo Artistico - Indirizzi: Arti Figurative – Architettura - Ambienti



GIORNATA –STUDIO SULLA DISPERSIONE SCOLASTICA/INCLUSIONE

IL giorno 18 del mese di dicembre 2014, su iniziativa dei Servizi Sociali dell’ambito 19, con il patrocinio del CSA di Napoli, si è costituito un gruppo di lavoro tematico interistituzionale finalizzato ad affrontare il tema del disagio scolastico, con particolare attenzione al contrasto alla dispersione scolastica e formativa e al processo di inclusione.

Il gruppo, composto da operatori dei Servizi sociali dell’Azienda ASL di Afragola ,da rappresentanti delle Istituzioni scolastiche: dott.ssa Daniela COSTANZO, dirigente scolastico dell’ISIS di Afragola- Cardito;dal dott.re Simeone IOVINO, DS dell’I C Castaldo-Nosengo e dal dott.re Salvador TUFANO ,DS della scuola primaria “Aldo Moro”, rappresentanti del terzo settore e esponenti della PROCURA DEI MINORI di NAPOLI, ha organizzato una giornata-studio denominata”NON PERDIAMOCI DI VISTA…in una scuola senza confini” presso la sala convegni della biblioteca comunale di Afragola e ha effettuato un’ indagine sul territorio per arginare il problema della dispersione scolastica e per assumere orientamenti il più possibile condivisi che possano diventare punti di riferimento per l’azione di quanti, nei diversi ruoli e competenze, intervengono per la prevenzione del disagio scolastico e per il contrasto alla dispersione scolastica e formativa.Si è cercato, dunque, di definire azioni più coordinate a livello territoriale, di condividere buone prassi e di promuovere strategie integrate di prevenzione e di promozione del benessere a scuola.

 

All'interno del Gruppo di lavoro si è ritenuto opportuno evidenziare alcune dimensioni del fenomeno “disagio scolastico e dispersione scolastica e formativa” che consentissero di raccogliere e di fare emergere qualche dato particolarmente significativo e sintetico, per arricchire la riflessione che si stava conducendo.A tal fine, , si è concordato di focalizzare l'attenzione sulle azioni di quanti, nei diversi ruoli e competenze, intervengono per la prevenzione degli adolescenti e pre-adolescenti (fascia di età 11 e 18 anni) iscritti e frequentanti le scuole secondarie di primo e di secondo grado del territorio afragolese per individuare dati da raccogliere e da elaborare per organizzare una prima breve descrizione del fenomeno e favorire il confronto.I dati relativi alla situazione nel territorio afragolese sono stati esposti alla platea presente in slide ,in mappe concettuali e in diagrammi.

Il DS IOVINO ,che ha tagliato il nastro virtuale del convegno, ha evidenziato che Il disagio scolastico in età evolutiva si configura come un fenomeno complesso e pluridimensionale, al confine con altre forme di disagio, con cui talvolta presenta profonde interconnessioni, quali il disagio psicologico, il disagio adolescenziale e il disagio sociale, e pertanto difficilmente inquadrabile in una precisa e univoca definizione. Esso si caratterizza in primis come un fenomeno specifico che si manifesta nell’incontro tra il ragazzo e l’istituzione scolastica. Le possibili manifestazioni/forme con cui il disagio scolastico si può presentare fanno riferimento a difficoltà di apprendimento, difficolta’relazionali/emozionali, difficoltà motivazionali, apatia, dispersione scolastica e insuccesso scolastico. L’età di riferimento di cui ci si vuole occupare è quella evolutiva, con specifico riferimento alla preadolescenza e alla adolescenza, perchè i bambini della primaria frequentano regolarmente la scuola.Il disagio e’connesso ad una molteplicità di fattori che si influenzano reciprocamente e che interagiscono di volta in volta con modalità e ‘pesi ’differenti. Tali fattori possono essere relativi a:

contesto sociale, economico e culturale dell’alunno (per es. provenienza da aree economicamente povere, modelli socio-culturali violenti, difficoltà di integrazione sociale e culturale, inadeguatezza della rete dei servizi, cultura dell'indifferenza, ecc.);

variabili/caratteristiche intrinseche all’istituzione scolastica (inadeguatezza della struttura e dei servizi, modelli educativi e didattici standard, sistema di valutazione adottato, ecc.);

elementi legati alle dinamiche familiari (equilibrio affettivo, carenza del contesto relazionale, atteggiamenti educativi inadeguati, svantaggio socio-culturale, ecc.);

elementi legati alla persona (caratteristiche psicologiche, desiderio/possibilità di apprendimento, scarso livello di conoscenza)

elementi legati al contesto relazionale/amicale in cui lo studente è inserito.

Tali fattori si possono influenzare ed intersecare nella determinazione del disagio del ragazzo: contrastare il disagio scolastico richiede pertanto l'adozione di una prospettiva circolare e sistemica, che porti a valutare una situazione di disagio come una condizione di difficoltà di tutti i componenti del sistema di cui il ragazzo fa parte (la famiglia, la scuola, la persona stessa, il contesto sociale).“La cronaca (…) ci riporta il ‘rumore’ quotidiano del vivere scolastico e della fatica con cui insegnanti, studenti e genitori affrontano il processo educativo. Gli eventi riportati dai mass media richiamano in controluce alcuni nodi problematici connessi agli aspetti 'fondanti' dell'educare: rapporto tra autorità e libertà, tra disciplina e assenza di controllo, capacità di organizzazione consapevole dei processi di apprendimento, maturità affettiva ed emotiva, individualismo e approccio 'consumistico' al sapere. Tali nodi chiamano da sempre le istituzioni scolastiche e i docenti a riflettere su vecchie e nuove dinamiche culturali, sociali ed educative che ricadono sul lavoro scolastico e che possono generare situazioni di disagio legate ai processi di crescita dell'adolescenza ,all'alunno "reale" e ai “valori”educativi di riferimento, alle modalità dell'apprendimento e dell'insegnamento, alla “funzione docente” e all’organizzazione della scuola.

Interviene poi la DS COSTANZO DANIELA che afferma che le fasi di passaggio tra un ciclo e l’altro del sistema di istruzione tra la prima e la seconda classe del ciclo secondario di secondo grado rappresentano momenti particolarmente critici: nonostante oltre il 98% di studenti licenziati dalla terza media risulti iscritto ad una scuola superiore, è proprio nel primo anno della scuola secondaria di secondo grado che si intensificano i fenomeni di rischio di dispersione quali frequenza discontinua, periodi di assenza prolungata reiterati, insuccessi scolastici. Nel passaggio dalla prima alla seconda classe della scuola superiore oltre il 15% di giovani iscritti fuoriesce dal “sistema scuola”. L’indagine condotta individua, nel passaggio dalla scuola media alla scuola superiore e nel primo biennio della superiore, il periodo che richiede maggiori interventi di sostegno e di accompagnamento alla transizione. L’indagine effettuata dalla dirigente rileva inoltre un’elevata frammentazione di progetti e una dispersione di risorse in una eccessiva varietà di attività, col conseguente rischio di ridurne efficacia e impatto. Evidenzia altresì la necessità di costruire una rete strutturata tra scuola e istituzioni, famiglie e territorio al fine di creare un clima di fiducia tra i diversi attori e definire compiti, responsabilità e impegni reciproci. Elementi di forte criticità vengono individuati nella comunicazione interna alla scuola, nel rapporto tra scuole e tra scuole e organizzazioni coinvolte nel sistema dei Servizi. Tali criticità sono soprattutto riconducibili alla mancanza di procedure definite, oppure a procedure non sufficientemente condivise e note, alla mancanza di referenti stabili, l turn over del personale.”

LA DS COSTANZO indica obiettivi e propone azioni di miglioramento che vanno visti nel Servizio di tutorato dell’obbligo formativo presso i Centri per l’Impiego e nella procedura da seguire per i casi di evasione dell’obbligo di istruzione, sottolinea poi che nella sua scuola ISIS SERENI ,adottando strategie di accoglienza ,di ascolto ,di inclusione, di integrazione, di individuazione dei BES e adozione di strumenti compensativi e dispensativi, a percentuale della dispersione si è’ ridotta notevolmente dal 15% dello scorso anno scolastico al 5% di quest’anno. Il disagio dei ragazzi, come malessere interiore che deriva dalla modernità, tende a produrre negli insegnanti due comportamenti poco idonei a risolvere il problema:

- che la scuola possa fare poco, in quanto non è un’ ASL o un servizio sociale;

- considerare i/le ragazzi/e solo come studenti e non come persone presenti a scuola nellaloro totalità.

Il primo comportamento induce a ricorrere all’ASL e ai servizi sociali come soggetti che possono risolvere (attenuare) il problema, per cui si consegnano loro studenti “ammalati” di disagio e si conta sul fatto che siano restituiti “sani” (o meno malati).Il secondo, impedisce di concepire la scuola come soggetto che nei confronti degli studenti svolge un ruolo molto importante nel loro processo di crescita, per cui essa stessa è fonte (aggiuntiva) di disagio o di benessere per i/le ragazzi/e che la frequentano. Ciò non significa scaricare il disagio degli studenti sulla scuola. Insegnare non è un fatto tecnico ininfluente sul processo di crescita delle persone ,per cui il compito della scuola è insegnare senza “produrre” (ulteriore) disagio rispetto a quello che sempre più spesso è già presente nei/nelle ragazzi/e che vi accedono. E’ noto, per esempio, che se si gestisce il processo di insegnamento-apprendimento come semplice trasmissione di saperi codificati, si finisce inevitabilmente per farlo diventare fonte di disagio per gli studenti perché li rende passivi e demotivati. Questi, invece, per crescere hanno bisogno di ascolto e di attenzione da parte degli adulti (a scuola, pertanto, da parte degli insegnanti), di avere fiducia in se stessi, di trovare il coraggio di porsi continuamente le domande attraverso le quali costruirsi la conoscenza della realtà e realizzare nuove esperienze.

Se i/le ragazzi/e vivono la scuola come opportunità per imparare, afferma il DS TUFANO, ovvero per crescere come persone sempre meno passive di fronte gli eventi, questa diventa per loro fonte di benessere. In tal modo la scuola non elimina il disagio: semplicemente non ne aggiunge .Per ottenere ciò gli insegnanti devono mettere in campo di volta in volta il meglio della loro professionalità, che consiste nell’attivare le forme e le modalità di insegnamento idonee per costruire l’ambiente formativo più favorevole all’apprendimento degli studenti.

La realizzazione di un tale “ambiente” dipende molto dalle scelte che ogni istituzione

su come promuove ed organizza il lavoro collegiale dei docenti;

su come forma il nuovo personale che ogni anno le è assegnato e su come mantiene aggiornati tutti gli altri.

Sono tutte scelte praticabili nell’ambito dell’autonomia riconosciuta alle istituzioni scolastiche e che trovano collocazione ed esplicitazione nel P.O.F. (Piano dell’Offerta Formativa).A tal fine occorre che ogni scuola superi al suo interno la cultura dei “programmi ministeriali” da attuare e adotti quella del “curricolo” da costruire da parte della propria comunità professionale (dirigente, docenti, personale non docente) che diventa comunità educativa perché sa sviluppare il lavorare insieme, sa elaborare un’idea di “fare scuola” che diventa impegnativa per tutti in quanto nata dalla partecipazione e dalla condivisione, che si assume la responsabilità di progettare i percorsi con i quali condurre gli studenti ad apprendere. La costruzione del curricolo implica che la scuola divenga luogo di studio e di ricerca, in grado di valorizzare l’apporto che può derivarle dalla comunità scientifica, di tenere conto delle sollecitazioni della comunità sociale e di collocare le proprie scelte in un orizzonte di valori condivisi. Il curricolo diventa il terreno su cui si esercita e si realizza la capacità di innovazione educativa di ogni istituzione scolastica autonoma. Le Direzioni Didattiche, gli Istituti Comprensivi, gli Istituti Secondari di Secondo Grado e i Centri di Formazione del territorio devono realizzare nell’ambito dell’attività scolastica e formativa, interventi per la promozione del benessere e di contrasto al disagio scolastico con gli obiettivi prevalenti di:

prevenzione del disagio attraverso il potenziamento dell’autostima

gestione delle differenze e promozione dell’integrazione

promozione della socializzazione

promozione di buone relazioni tra pari

supporto e sostegno alle figure genitoriali

Le tipologie di intervento prevalenti sono:

azioni volte al recupero scolastico

educazione socio – affettiva - relazionale

educazione alla salute/prevenzione all’uso e abuso di sostanze

alfabetizzazione e mediazione culturale

laboratori teatrali ed espressivi di vario genere

sportelli d’ascolto

laboratori per lo sviluppo della cittadinanza attiva

orientamento

In estrema sintesi, se dovessimo enucleare, nella programmazione dei percorsi, gli elementi strategici che possono contribuire al successo formativo degli allievi e al superamento del disagio potremmo così identificarli:

alleanza con la famiglia come collaborazione strategica per costruire un progetto

comune;

lavoro di staff ( docenti- tutor- supervisore ) e creazione di una comunità professionale

degli operatori per lo scambio delle buone pratiche.

pedagogia attiva per valorizzare le differenze;

metodologia dell’alternanza;

interazione con il territorio ( Scuole, enti locali, aziende, esperti, servizi territoriali , etc…)